AEMAET – Human Quasar ( Red Cat Records, Marzo 2013)




di Viviana Sbriglione - Band italianissima, precisamente laziale, quella formata da Cristian Suardi, Giovanni Ialongo, Cristian Ciccone e Stefano Di Russo. Nascono nel 2010 sotto il nome di Aemaet, parola di origine ebraica che significa “verità”, legata alla leggenda del Golem, creatura di massa informe che prendeva vita quando i rabbini pronunciavano la parola æmæt, appunto. Nel 2011 pubblicano il loro primo EP Muse of Lust, autoprodotto, e si aggiudicano numerosi riconoscimenti, tra questi il premio come miglior gruppo alternative rock al Festival Internazionale Anime di Carta. 

Irrompono sulla scena con un alt rock un po’ anni ’90 e una costruzione ben pensata e intensa dei brani, potenti sia testualmente che musicalmente.  Il loro primo vero progetto esce nel marzo 2013 con il nome di Human Quasar,  titolo che mette in contrapposizione la concretezza dell’essere umano con il quasar, nucleo galattico misteriosamente luminoso e a parecchia distanza dalla Terra. Contrapposizione che si riscontrerà all’interno dello stesso album, diviso in due parti: quella della “Materia Bianca” (side A), concreta e reale, e la “Materia Nera” (side B), dalle atmosfere oniriche e oscure. Un lavoro gradevole e omogeneo, dalla forte carica adrenalinica. 

Tra i brani che maggiormente colpiscono troviamo Vetus Ordo Seclorum – nuovo ordine del mondo – prima traccia del cd, che affronta un po’ la tematica dicotomica di tutto l’album, la profonda Andy the Monthman, traccia da cinque minuti e mezzo dedicata a un amico del gruppo morto suicida, e The Iconoslasts, una delle tracce migliori a mio parere, con la particolare aggiunta in stereofonia di due importantissimi annunci nella storia dell’umanità: la telefonata di Nixon agli astronauti sbarcati sulla Luna nel ’69 e l’annuncio della CNN dell’attentato dell’11/9.  

A farci entrare nel mondo macabro e cupo della Materia Nera ci pensano i riff di Slumber e la successione di brani quali Shadow e Paradoxical Sleep.  Un viaggio attraverso i meandri dell’alternative rock, tra il grunge e il new wave, fra schitarrate energetiche e la voce cangiante del frontman, che ricorda Dave Gahan dei Depeche Mode.  

Un esordio davvero convincente.





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